Da
anni ho sentito parlare di Castel D’Aiano, un Comune della Provincia Bolognese
localizzato sullo spartiacque dei fiumi Reno e Panaro che ospita una
manifestazione motoalpinistica giunta alla sua 9^ edizione, la trialfest.
Un
evento, organizzato su due giorni, che vede sempre la partecipazione di almeno
200 trialisti, 240 per la precisione a maggio del 2006, ed è sempre
caratterizzato dall’ospitalità del “gruppo trial di Castel D’Aiano”,
una branca del Mc Demolition Road,
nome che in inglese, come
dicono i fondatori, “non ha
nessun significato” ma per loro, ha una certa importanza … guardatevi le
foto del loro sito
www.motofest.it
Infatti il “Demolition
Road” è un gruppo di “biker” che, tra birra, cromo e pelle
vuole promuovere lo sport motociclistico ed il territorio che li ha visti
nascere, semplicemente, avvicinando persone al loro modo di vivere la moto, tra
amici accampati intorno ad un tendone dove si fa festa d’estate fino a notte
inoltrata, con il toro meccanico, il tiro alla fune, la gara di braccio di ferro
e la “lap dance” ……
Così hanno ideato la
Motofest, un’occasione nata per aggregare le persone con le due ruote nella
testa ed in mezzo a questi “cinghiali” quest’anno hanno “grufolato”
anche i trialisti, perché no, anche se non ci sono le cromature e le lunghe
forcelle le moto da trial due ruote le hanno e sono in grado di portarti
veramente dove solo i cinghiali passano …
Alberto Tonioni, uno degli
esponenti del “gruppo trial”, è stato coinvolto dagli organizzatori della
Motofest per far tornare i trialisti di nuovo a Castel D’Aiano, il 20 di
agosto in pieno periodo di ferie, proprio in quei periodi dell’anno dove
in famiglia, non appena ti sentono parlare di un giro con moto da trial,
ti guardano come se gli avessi fatto la proposta di diventare poligamo …..
Nonostante tutto questo
Alberto è riuscito a trovare gli amici per tracciare il percorso, per prendere
le iscrizioni e per vedere che, comunque,
una quarantina di tralisti “pazzi”, disposti a correre il rischio di trovare
alla sera la serratura della porta di casa cambiata, è tornata a grufolare nei
canaloni della Provincia di Bologna su parte dei percorsi della trialfest del
maggio scorso.
Tra questi “cinghiali”
ho trovato un gruppo di amici toscani di Prato, dei veri affezionati delle
mulatrial, ormai da due anni a questa parte li vedo ad ogni manifestazione, sono
dei portafortuna però, con loro trovo sempre dei giri interessanti …
E si, anche se mi sono
dovuto accontentare solo di una parte del “vero” percorso della trialfest
dello scorso maggio, ho trovato un tracciato che però è, dal punto di vista
naturalistico, molto simile a quelli delle mie parti: boschi di castagno e poi
pietraie in canaloni scavati dall’acqua con muschio e fango.
Ma procediamo con ordine,
l’evento, come ho detto è stato calato nel clima della motofest, la sera
prima il tendone dei “biker” ha visto le “ore piccole”, lo show girl ha
“gasato” gli spettatori reduci dalla gara di “braccio di ferro” tanto
che al mattino presto i trialisti hanno visto un accampamento di tende e moto
nell’area sportiva messa a disposizione dal Comune, dormivano ancora tutti
…..
LO SHOW
DELLA NOTTE ....

Alberto e gli amici invece
erano lì pronti per l’iscrizione, ci hanno dato le istruzioni del caso, i
consigli sul giro e poi via, giù in discesa nel bosco di castagni, si può
definire un percorso “spirituale”, una preparazione alla guida, densa di
riscaldamento e di “meditazione”: lungo il tracciato infatti abbiamo trovato
una Madonnina con Bambino dipinta sulla roccia … un invito alla calma e alla
concentrazione per la continuazione del giro in pieno spirito motoalpinistico!
Atmosfera spirituale, si
può dire veramente così, eravamo immersi nella giungla del sottobosco, la
vegetazione ti nascondeva la luce del sole che filtrava appena, lasciandoti
immerso nella quiete della penombra, e i cartelli del MC ti indicavano i nomi
dei posti, mi ricordo in particolare il “Bosco delle Fate”, qui mi aspettavo
di vederne spuntare qualcuna, qualche folletto o qualche troll delle leggende
nordiche e invece comparivano solo i “cinghiali” di Prato ……


E poi comparivano dei
pietroni squadrati che sembravano gli altari celtici ove i druidi nella notte
dei tempi officiavano i loro riti ….. in memoria di queste antiche visioni
anche noi, a modo nostro, abbiamo consumato il nostro rito pagano in onore del
tracciato …….

Da questo punto in avanti
il sentiero ha cambiato la pendenza, siamo saliti su per una salita viscida con
alcuni passaggi di test per verificare la nostra preparazione per il “Grand
Canyon”, una parte di percorso dove le pietre si intravedevano tra il muschio
avvolte dalla penombra, un canalone in salita dove il sole non
batte mai …. Una trincea naturale di lati fangosi alti una decina di
metri e con un solo un passaggio obbligato lì in fondo …..
Come dico sempre:
trialisticamente parlando, una vera goduria, anche se si riesce a fare il
tracciato scarpinando e spingendo ci sono in ogni caso alcuni punti con dei
passaggi sulle cascatelle di pietra che ti fanno sentire l’avventura del
motoalpinismo estremo …..
Sto banalizzando e non
rendo onore al resto del tracciato, qui sono già alla fine del primo giro, però
non è stato solo questo, c’era anche altro, ma quel canalone l’ho fatto due
volte e mi ha lasciato un bel ricordo che ha offuscato il resto …..

Alla fine del primo giro
ristoro alla partenza, pieno di carburante, e giù di nuovo nel “buio” del
sottobosco, qui la penombra era solo un “luminoso” ricordo, tutte le foto
infatti sono uscite solo col flash e per di più anche mosse.
Abbiamo trovato un altro
canalone, questa volta in una discesa scavata nel fango, sembrava facile, la
gravità ti aiuta ma invece poi siamo risaliti
su per un affluente, un’altra “meraviglia” scavata dall’acqua tra le
pietre e le radici che ci ha regalato altre sensazioni di “motoalpinismo
estremo” o forse è meglio dire “mototorrentismo estremo” ….
Sto riassumendo veramente
tanto, citando solo i punti più tosti perché ormai ero offuscato dal giro, mi
ricordo vagamente dei passaggi sotto dei “ponti” di scolo dove la moto e il
pilota passavano appena, una roba degna della mitica Gilles Lalay francese,
peccato che il mio fiato non regga più tanto (neanche una volta veramente …)
perché siamo usciti in una radura dove comparivano ostacoli di legno, pietre,
tronchi, un’occasione per “perdere” un po’ di tempo ad allenarsi a
provare le innumerevoli zone del sottobosco, davvero un peccato: ormai ero alla
frutta ….
Il gruppo Trial di Castel
D’Aiano, in silenzio, da circa una decina d’anni si prodiga a ripulire i
tracciati nel sottobosco perduto, infatti ha recuperato il canalone immerso nei
rovi e nelle liane per regalare ai trialisti uno spazio veramente consono al
nostro sport in occasione delle loro mulatrial.
Qui la Pubblica
Amministrazione ha sempre capito
che i trialisti sono un patrimonio del territorio, che recuperano la natura dei
fossi e dei canaloni dal degrado delle discariche abusive, che, se serve il
passaggio è sempre libero grazie a loro.
Alberto ed i suoi amici
però conoscono lo stato dei fatti, per perdere il Paradiso basta cogliere una
mela nel momento sbagliato, e perciò, sanno rinunciare, per esempio, a far
passare le persone durante certi periodi dell’anno, sanno che non si deve
esagerare quando si sa di poter dare fastidio agli abitanti del posto …
E’
un motivo in più per tornare, per farsi un giro in relax e poi rifare il
canalone e poi consumare un po’ di polenta con la salsiccia nel tendone dei
“biker” e tirare tardi tra gli stand del piazzale tra giacche di pelle,
sacche e tute da moto, amarcord dei tempi di quando si bighellonava in moto per
la penisola …..

Resta
poco da dire, occorre ringraziare tutto lo staff di Castel D’Aiano, gli amici
di Prato che mi hanno recuperato al “volo” su un dente di terra che avrei
fatto al “volo” anche al contrario ….li ringrazio tutti con il cuore perché
mi hanno riempito di motoalpinismo una domenica d’agosto in un contesto
davvero gustoso che merita un’altra toccata, magari all’inaugurazione di un
percorso permanente.
Ciao
a tutti, Giulio
giulio250@libero.it
FOTO VARIE






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